I miei piani erano di andare a Imlil e provare l’ascesa al Toubkal, la
montagna più alta del Nordafrica; avevo pianificato tutto: grand-taxi fino a
Imlil, oppure bus fino ad Asni e poi taxi. Peccato che non ci siano bus fino ad
Asni – almeno così mi han detto alla gare routiére – e i taxi costano un botto:
600 Dirham il primo prezzo, 400 l’ultimo. Io ero disposto ad arrivare fino a
200 ma quando è troppo è troppo.
La sfortuna di viaggiare da solo alle volte.
Dopo un frenetico ping pong tra la stazione dei bus e quella dei taxi,
con lo zaino, sotto un sole cocente, facendo lo slalom tra motocarrozzelle, bambini,
carretti, mendicanti, venditori di frutta, indovini, spacciatori d’hashish,
procacciatori d’affari, donne velate, individui barbuti e tutto il grande
circo, mi do per vinto.
D’altra parte lo diceva anche Mick Jagger: “You can’t always get what you want”. Impara, Stefano, impara.
Cambio meta e compro un biglietto per Essaouira, vado a respirare l’oceano e a riempirmi gli occhi d’infinito.
Mi è capitato tante volte di vedere i camion con le persone sul tetto
ma un camion con le mucche sul tetto mai. Mucche vive che brucano. Sto
sognando, ho fumato qualcosa? No, è tutto dannatamente vero. Se si ribalta
fanno il contrario degli accumulatori: disperdimucche. Ok, ok, la smetto, ma
non è mia questa, è di Groucho.
Appena arrivato a Essaouira e sceso dal bus vengo intercettato da
Ahmed (che fantasia coi nomi) che mi propone un albergo; è l’una, il sole è a
picco e non ho voglia di sbattermi a cercare per conto mio così decido di
lasciarmi guidare dall’onda lunga della fiducia nell’essere umano. Ahmed mi
conduce nella medina, in un piccolo albergo che fa al caso mio; per 100 Dirham
a notte mi installo in una piccola ma confortevole camera al secondo piano.
Essaouira mi ricorda Alghero: città fortificata dal colore bianco e
azzurro, rivolta a ovest verso il mare aperto, con un porto fiorente, crocevia
di culture e commercio, intreccio di storie e popoli e dal sapore un po’ catalano,
soprattutto per la quantità spropositata di magliette del Barça che si vedono in giro.
Passo il pomeriggio in spiaggia a guardare i ragazzini che giocano a pallone, molti di loro hanno magliette dell’Italia; l’impressione è che il nostro paese sia molto più amato della Francia, loro antico colonizzatore.
Tento un bagno nell’Oceano Atlantico ma mi scoraggio in fretta: l’acqua e marrone, limacciosa e fredda. Siamo solo all’inizio dell’estate, ci saranno altre occasioni in mari più belli.
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