giovedì 10 marzo 2016

Ciaspolata all’alpe Lendine

Ieri ho effettuato una ciaspolata di sopralluogo all’alpe Lendine con l’amico Andrea Fornaroli, Accompagnatore di Media Montagna (1 AMM e 1 futura GAE insieme…bestemmia!) e organizzatore di trekking con Trekitalia.
Il sopralluogo per me ha una triplice funzione: andare a scoprire un luogo e un itinerario che non conosco, tenermi in allenamento e – ma non ditelo troppo in giro – fuggire da Milano, dal casino, dal rumore, dai clacson, dall’inquinamento, dai SUV, dalla gente malmostosa, irritabile, che non sorride mai.
Siamo partiti presto, prima delle 7 eravamo già per strada e dopo un’ora arriviamo nella splendida cittadina di Chiavenna, il cui nome richiama il concetto di chiave; infatti Chiavenna fin dall’antichità si trova in un punto chiave per il passaggio dall’Italia alla Rezia (l’odierna Svizzera). Qui si diramano le due valli, Spluga e Bregaglia che conducono rispettivamente a Thusis, sul Reno, e a St. Moritz, sull’Inn, affluente del Danubio.

Dopo la sosta d’obbligo alla storica pasticceria Mastai per un cappuccino e una brioche, imbocchiamo la Valle dello Spluga fino alla frazione di Olmo.


Qui lasciamo l’auto, calziamo le ciaspole e iniziamo la salita, all’inizio abbastanza ripida e fuori traccia, fino alla frazione di Zecca, dove inizia il bosco di larici, rododendri e qualche abete isolato. Qui la traccia si fa visibile, segno che qualcuno è passato dopo la grande nevicata di sabato, e ci permette di avanzare con facilità per un paio d’ore fino al primo ponte.
La visione di grandi massi, coperti di neve modellata dal vento, nel letto del torrente è stupefacente; il silenzio assoluto e la luce radente del sole infondono pace e tranquillità.








Qui la salita si fa più ripida perché dobbiamo superare la bastionata di roccia su cui giace Lendine e arranchiamo accaldati tra gli alberi che si fanno sempre più radi; improvvisamente il bosco finisce e si apre lameravigliosa vista delle case ricoperte da un manto nevoso che rende tutto morbido, pannoso, etereo e fatato. Risaliamo un panettone di panna montata e poi scendiamo nella valletta tra piccoli abeti quasi completamente sommersi dalla neve. Mi arrischio a valicare un piccolo torrente su un ponte di neve; il tutto avviene senza problemi, sotto i miei piedi c’è almeno un metro e mezzo di neve.





Troviamo quattro assi su cui sederci per consumare il nostro meritato pranzo e poi via di nuovo in discesa, seguendo il percorso dell’andata, giù quasi a rotoloni, scegliendo la via più veloce, la maggior pendenza, saltando nella neve soffice e freschissima.




Dopo altre due ore di discesa nel bosco ritroviamo il paese di Olmo e scendiamo a Chiavenna.
Qui incontriamo l’amica Lucia, compagna del corso di Guida Ambientale Escursionistica, e proprietaria de Il Faggio, elegante boutique sul viale pedonale di Chiavenna. Ci concediamo un aperitivo in piazza prima di riprendere la strada per Milano.


Come direbbe Vasco…