domenica 29 marzo 2020

Sul Sentierone della Brianza - seconda puntata


Sempre noi, il gruppo di camminatori entusiasti, i Giovani Dentro…fatemi raccontare brevemente chi siamo. Io sono la Guida, ho 41 anni e porto in giro da ormai 5 anni un folto gruppo di Giovani Dentro, appunto. Non sono più giovani ma solo anagraficamente, perché hanno l’entusiasmo (e a volte i capricci) di ventenni. E anche l’appetito. In compenso hanno l’agenda fitta di impegni che nemmeno il Presidente della Repubblica: riuscire a combinare una data che vada bene a tutti è un terno al lotto, tra baby sitting, corsi di lingua straniera, sessioni di training in palestra, corsi di canto, cineforum, concerti alla scala, settimane bianche e viaggi in giro per il globo.


Dopo questo preambolo torniamo a parlare del Sentierone della Brianza perché stavolta ci siamo. Ad Osnago il Sentierone effettivamente segna il suo inizio e noi abbiamo ripreso dopo qualche giorno là dove ci eravamo lasciati l’ultima volta, ovvero alla stazione ferroviaria. È un’altra giornata di sole, la neve è caduta copiosa nei giorni scorsi e ha imbiancato la Grignetta. Oggi anche Argo, il Calabrian Terronian Terrier di mio fratello, cammina con noi.

Si parte col vento al traverso e ci immergiamo subito nel verde. Raggiungiamo il torrente Curone che si fa apprezzare per le sue acque pulite e trasparenti e ne percorriamo la sponda sinistra fino a varcare i confini di uno dei luoghi simbolo della Brianza, il Parco di Montevecchia e del Curone. È ora della prima sosta, troviamo un tronco che funge da panca, orientato al sole. Ordino lo stop per rifocillarci e in men che non si dica dagli zaini spunta ogni ben di dio, dalla frutta secca ai panini con la mortadella. Argo è impazzito, fa la spola tra l’uno e l‘altro mendicando tozzi di pane e qualunque altro componente edibile.




A me l’infausto compito di rimettere in marcia la truppa dopo una decina di minuti ben spesi al sole. Attraversiamo il parco con calma, godendoci ogni singolo sentiero, prato e guado, fino a giungere in vista di un gruppo di panche di legno, disposte a cerchio, che sembrano essere state posizionate per noi tra filari di vigne e alberi da frutto. È ora di pranzo e non vi è posto più appropriato per fermarci.


Il programma prevede poi il caffè alla Galbusera Bianca, una cascina che vent’anni fa era ridotta a un cumulo di ruderi e che grazie al lavoro sapiente di Gaetano Besana, ha ripreso nuova vita, diventando un agriturismo di charme. Oggi purtroppo è giorno di chiusura e il caffè è rimandato al prossimo paese (che per inciso non troveremo mai e quindi niente caffè fino a fine gita, con disappunto di molti). Piccolo inciso: i Giovani Dentro possono camminare per chilometri sotto pioggia e neve ma se non hanno il caffè dopo pranzo alcuni di loro vanno in crisi da astinenza da caffeina.






Saliamo così alla collina dei Cipressi che un tempo fungevano da confini di alcuni possedimenti terrieri dell'area, siti lungo il crinale ed i pendii delle colline di questa zona, e che oggi rappresentano un bel punto di osservazione verso la collina e la chiesa di Montevecchia, a sud, e verso l’Eremo di San Genesio, il Monte di Brianza e il Resegone, a nord.





Da qui il Sentierone attraversa zone più antropizzate, troppo spesso rovinate da fabbriche e edifici di dubbio gusto estetico. Il pomeriggio avanza inesorabile ed è ora di abbandonare il Sentierone per dirigerci verso la stazione di Olgiate Molgora, nostro obiettivo di giornata. A Monticello passiamo davanti a una villa fortificata che attrae la mia attenzione perchè sembra uscita da un racconto di E.A. Poe. La villa, originariamente una casaforte longobarda, mantiene l’aspetto del vecchio palazzo di campagna, con le finestre arricchite da balconcini in ferro lavorato. Un cancello in ferro battuto con un filo di ruggine, il colore scuro e un po’ tetro e un’aria da abbandono - come in seguito a una tragedia famigliare - ne accrescono il fascino gotico. Una casa degli Usher in salsa brianzola. Si tratta della Villa Gola al Buttero dove il pittore Emilio Gola soggiornò e dipinse i suoi paesaggi.


Ci avviciniamo alla fine della nostra escursione e finalmente arriviamo alla stazione di Olgiate dove il gruppo si concede il tanto sospirato caffè in un baillamme di entusiasmo, risate e chiacchiericcio confuso che coinvolge anche gli avventori locali che ci guardano ammirati per la nostra performance camminatoria.
Così sono i Giovani Dentro, sempre entusiasti e mai domi, perennemente in moto verso il prossimo appuntamento con il cammino.


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