venerdì 20 gennaio 2017

Un sopralluogo in Lunigiana

 

Il percorso della Via Francigena lungo l’Alta Valle del Magra da Pontremoli ad Aulla regala dei panorami suggestivi, soprattutto nelle belle giornate con vento da nord. A inizio settimana sono andato in sopralluogo per un paio di giornate in Lunigiana. Partito da Pontremoli ho seguito la statale per un paio di chilometri fino alla chiesa della Santissima Annunziata; qui la prima sorpresa: due silenti chiostri che si susseguono uno dopo l’altro, splendenti sotto il cielo blu.

  

Il cammino prosegue intersecando il tracciato della ferrovia sopraelevata, sotto i grandi archi della massicciata in pietra, poi tra boschi e campi fino a giungere alla Pieve di Sorano, oggi purtroppo stretta tra la statale e orribili capannoni ma che un tempo doveva essere di forte impatto per i pellegrini che vi giungevano. Chiusa, purtroppo, a causa dei “recenti furti in chiesa”.
Dopo aver consumato il mio spuntino su un tavolo in legno battuto dal vento ho camminato fino al piccolo e raccolto borgo di Filattiera, “Filacterion”, in greco “presidio” o “borgo fortificato”. 















Qui ho avuto due incontri: il primo con un’abitante del luogo che con la sua automobile doveva girare esattamente dov’ero io, fermo in mezzo alla strada a scattare una foto. Vedendomi così mi dice: “Vuoi che ti faccia io una foto”? È scesa, ha lasciato la macchina accesa in mezzo alla strada e si è praticamente sdraiata per terra per prendere questo scatto davanti alla facciata di un palazzo nobiliare che sembra in disuso da tempo. Queste cose succedono solo nei paesi, ho pensato.



Il secondo incontro è stato con Bruce Hammers, al secolo Amerigo Martelli, fan del Boss e autoctono di Filattiera. Al netto della velata polemica con i pontremolesi – a suo giudizio molto spocchiosi – si è rivelato una persona molto colta e gentile: mi ha aperto la chiesa di San Giorgio e mi ha mostrato la lapide di Leodegar, personaggio longobardo dell’VIII secolo, forse un vescovo, incaricato di estirpare il paganesimo dalla Lunigiana durante l’alto medioevo. Grazie ad Amerigo ho scoperto che i Malaspina, signori di queste terre, sarebbero proprio originari di Filattiera.
Purtroppo la torre di fianco alla chiesa è inaccessibile in quanto non ha porte ma solamente finestre ai piani superiori a cui si accedeva con scale che potevano essere ritirate in caso di assedio.

                   

Dopo Filattiera il percorso si fa più selvaggio e si entra in un fitto bosco; il forte vento agitava le cime degli alberi e di quando in quando rami si staccavano con forti rumori e cadevano sul terreno. Ho pensato che se si fosse spezzato un ramo e mi fosse caduto sulla testa sarei morto sulla Via Francigena diventandone il primo martire del XXI secolo. Pensieri pellegrini di una mente lasciata sola a camminare in un freddo e ventoso giorno d’inverno.
Finalmente il bosco si apre e lascia posto a Villafranca e al caratteristico borgo fortificato di Filetto, un piccolo gioiello, come se ne trovano molti in Italia, ben conservato ma purtroppo poco abitato. La piazza principale era deserta, mi sono seduto a scattare qualche foto del sole che calava dietro i tetti delle case in pietra.



Visto che la giornata volgeva al termine ho deciso di prendere il treno e andare a dormire ad Aulla, presso l’abbazia di San Caprasio, refugium peregrini molto accogliente. Purtroppo non sono riuscito a salutare il mitico Don Giovanni, il prete più simpatico della Francigena: un motivo in più per tornarci.
La mattina dopo ho ripreso il treno per Villafranca e ho completato il percorso. La giornata era decisamente meno bella, il sole non ha fatto capolino tra le nubi e continuava a spirare un freddo e pungente vento di Grecale.


Da Filetto si attraversa un fitto bosco di castagni che la leggenda vuole sia la “selva oscura” di Dante e, scavalcato il torrente Bagnone su un nuovissimo ponte in legno e acciaio, si  giunge a Virgoletta – strano toponimo – un paese costruito per il lungo su una cresta che mi ricorda tanto Capranica e mille altri borghi fortificati dell’Italia centrale. Le anime in giro sono proprio poche, tra queste una signora, sdentata e vestita come le classiche vecchie di paese (ciabatta con calza e gonna, scialle in testa e giaccone sformato), che mi fa notare che in giornate come queste è meglio stare al caldo in casa. 



Sarà…ma io mi sento libero a camminare nel bosco tra gli alti castagni scossi dalla buriana, mi sento vivo per quanto impotente di fronte alle forze della natura.
Il percorso prosegue tra saliscendi nei boschi fino ad un’ampia radura poco prima di Terrerosse: in lontananza le Apuane, appena appena imbiancate dalla poca neve, si stagliano come appuntiti e minacciosi pinnacoli; mi ricordano le asperità del castello di Malefica della Bella Addormentata nel bosco. Misticismi disneyani in terra di Lunigiana.


Sono stanco, fa freddo e la tappa sta per terminare ad Aulla ma trovo ancora le forze residue per salire fino alla fortezza della Brunella, purtroppo chiusa, posta a presidio dell’incrocio di tre valli, passaggio obbligato nel passato di eserciti, mercanti e pellegrini.



  

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