Oggi vorrei dare uno spunto “letterario”
a chi avrà la voglia e la pazienza di seguirmi.
In questi giorni si fa un gran
parlare di unioni civili, di diritti degli omosessuali, di famiglia, di
sentinelle in piedi, di deviazioni sessuali.
Cito un libro che sto leggendo e
che, per quanto lo stia leggendo a spizzichi e bocconi nel poco tempo libero,
mi sta regalando molti spunti di riflessione: “La vocazione di perdersi” di Franco Michieli,
eminente esploratore e camminatore.
“Se per la nostra crescita è così utile perdere la strada, o andare per
una via ignota – anche se non tutti lo apprezzano – dipende da un dato di fatto
universale, cioè che l’evoluzione della vita si fonda sulle deviazioni: la
natura stessa usa l’errore per generare la meravigliosa varietà dei viventi e
la biodiversità. Sul nostro pianeta non ci sarebbero che batteri primordiali se
un certo numero dei processi di duplicazione del DNA delle cellule non “perdesse”
la strada con errori di replica e smarrimento di una parte di eredità, mettendo
in atto una mutazione. Per quanto ne sappiamo le mutazioni avvengono a caso, e
infatti, in percentuale, quasi nessuna dà vita a organismi adatti a
sopravvivere. Eppure alcune, tra miliardi di mutazioni che si succedono nei
milioni di anni, si rivelano vincenti e producono corredi genetici nuovi,
adatti a particolari condizioni ambientali: sono quelli di tutti gli esseri
viventi, che non finiscono di stupire per adattamento agli habitat più diversi,
per complessità dei comportamenti, per raffinatezza della sensibilità, fino
alle capacità di coscienza e di reciproca solidarietà. Secondo questo
meccanismo – l’evoluzione delle specie per selezione naturale – è l’ambiente che, tra innumerevoli possibili organismi,
seleziona quelli adatti e non lascia spazio ad altri.”
Probabilmente Michieli mentre
scriveva queste parole non si riferiva al tema dell’omosessualità ma stamattina
leggendo queste parole ho trovato che calzassero alla perfezione al tema
sopracitato.
Una doverosa premessa è che per
condividere queste parole e applicarle al tema dell’omosessualità bisogna
essere evoluzionisti e non creazionisti e quindi credere nella teoria contenuta
ne L’origine delle specie altrimenti
tutto il castello teorico crolla. Michieli, ottimisticamente, considera un dato
di fatto “universale” il concetto di evoluzione fondata sulle deviazioni. E qui
bisognerebbe contarsi e capire chi crede in Darwin e chi crede in Dio (la
maiuscola è per la par condicio).
Assumendo, come affermano tanti,
che l’omosessualità sia una deviazione (non è il mio pensiero: per me l’omosessualità
è una scelta dettata dal libero arbitrio sulla base di una pulsione fisica e
mentale) si evince che non tutte le strade portano a Roma (intesa come
Vaticano) o meglio che non tutte le deviazioni portano a perdersi, dove il
perdersi è inteso in senso etico e filosofico. Con un salto logico si arriva al
punto: la deviazione - o devianza – sessuale (se così vogliamo considerarla) porterebbe
l’uomo ad arricchire la “complessità dei
comportamenti, la raffinatezza della sensibilità, fino alle capacità di
coscienza e di reciproca solidarietà”.
Il dibattito è lungo e ancora
aperto.
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