martedì 11 marzo 2008

Varanasi, la città sacra

Scusate l’assenza, sempre che qualcuno di voi l’abbia sentita; il tragitto e` stato lungo, le cose da vedere tante e le persone da ritrovare belle. Ci eravamo lasciati a Varanasi, in un hotel di bassa categoria ma tutto sommato vivibile e pulito. La mattina ci svegliamo alle 6 per andare a vedere l`alba sorgere sul Gange; in realta’ abbiamo visto ben poco se non la caligine mattutina, la nebbia dovuta all`umidita` che avvolge i ghat e li nasconde dietro una cortina d’irrealta`.

Il fiume e` il centro della citta`, sulle sue sponde avviene tutto: si bruciano cadaveri, avvolti in bianchi sudari, su fascine di legna, si lavano piatti e pentole, vestiti di colori sgargianti e ci si lava vestiti, donne con uomini, in un ambiente promiscuo che e` raro trovare in questo paese cosi` pudico e sessista.




Il giro in barca dura due ore e ci permette di vedere oltre una decina di ghat, sormontati dai palazzi degli antichi sovrani, i Maharaja, che, a causa dell’umidita` persistente, ammuffiscono e si sbriciolano, contribuendo a rafforzare l’impressione di disfacimento, decadenza e morte.

In mattinata giriamo con la guida che sul tuctuc ci porta a vedere alcuni templi hindu: il tutto e` sfiancante, sia per la tremenda cappa d’inquinamento, sia per il frastuono continuo, sia per il sovraffollamento.


Il tempio di Hanuman, dio-scimmia, e` riempito all’eccesso da centinaia di devoti che recitano mantra lamentosi e portano offerte all’altare centrale. Qui, ci spiega la guida, il giorno degli attentati di Al-Qaeida a Londra fu messa una bomba e parecchi fedeli morirono; cosi` dobbiamo lasciare giu` ogni oggetto elettronico e avanzare scalzi tra i babbuini che giocano, si spulciano, mangiano e cercano di arraffare qualsiasi oggetto.



Finiamo poi a vedere la fabbrica delle sete: anguste stanze buie (l’elettricita` a Varanasi manca dale 10 del mattino alle 3 del pomeriggio) dove bambini, uomini e donne sui filai intessono fili d’oro nei tessuti, colorano le stoffe in enormi mastelli bollenti in cui viene sciolta polvere colorata e indelebile. Il tutto assomiglia a un romanzo di Dickens e probabilmente la situazione non e` molto diversa da quella dell’Inghilterra del XIX secolo: sfruttamento del lavoro minorile, pessime condizioni igieniche e di lavoro.

Al pomeriggio decidiamo di intrufolarci nei vicoletti che separano l’hotel dal fiume: stretti, puzzolenti, ingombri di letame e di animali. Se non fossero cosi` dannatamente caratteristici e pittoreschi sarebbero solo merdosi. Finalmente sul fiume dove c’e` piu` aria e pellegrini, turisti, mendicanti, lavatori e santoni camminano, parlano e giacciono insieme.













Al tramonto ci sediamo su una panca di legno e vediamo la puja, la preghiera, in prima fila: giovani sacerdoti vestiti di rosso eseguono dei movimenti simili a una danza, con turiboli d’incenso e candelieri a molte braccia, al suono di un canto ripetuto fino all’ossessione.


Ceniamo sulla terrazza dell’albergo, il domani ci portera` una giornata di trasferimenti, da Varanasi a Delhi, da Delhi a Bangalore e da Bangalore a Mysore per abbracciare finalmente l’amico Adil.




2 commenti:

Stefano ha detto...

per la serie "fanculo il layout"

NINGUNO ha detto...

ho arrivatto qui dopo l'Espagna...
ciào

http://desdeldesvan.blogia.com