lunedì 3 marzo 2008

INDIA 2008

L'Imperatore di Delhi

L`India la senti dall`aria. Odore di polvere, di caldo, di spezie. Appena scesi dall`aereo un grigio e slabbrato corridoio ti porta dentro l`edificio che nulla ha a che fare con gli aereoporti europei. Gente vestita in maniera differente: turbanti, sari e pijamas colorati riempiono l`ambiente, cosi` come gli strani suoni liquidi di questa lingua, così armonica ed infantile.


All’uscita una fiumana di gente con la faccia scura e Davide, il nostro ospite, che con la sua erre arrotata esclama “Steeee. Marrryyyy!”. Forti abbracci ad un amico che non vediamo spesso e poi fuori, verso l`India, verso questo paese di oltre un miliardo di abitanti. Ci accoglie Sanjay, l`autista, che ci accompagna lungo larghe strade alberate e larghi rondeaux verso casa di Davide, a Defence Colony, la zona ricca di questa megalopoli da 13,5 milioni di abitanti, in larga parte poveri.


Il tempo di lasciare le borse e si va a ballare, è mezzanotte e mezza ormai, ma fa nulla. Dritti verso una discoteca di Delhi, uno di quei posti che non conosci se non sei con qualcuno che ci abita. Il posto è kitch ma divertente: scene del kamasutra intagliate in legno sui muri, una tetta con tanto di capezzolo esce da una colonna, in pista indiani e stranieri (quasi tutti, immagino, residenti), belle ragazze, un francese gay che ci prova con Davide e noi stanchi ma felici e curiosi di vedere uno spaccato di India che e` diverso dal lerciume a cui sono abituato. Davide e` l`imperatore del luogo, conosce tutti e quelli che non conosce fa` in modo di conoscerli, soprattutto se donne giovani e piacenti, offre da bere e alla fine da` un passaggio alla bella Martha, congolese con un bel sorriso e la pelle ambrata.


Alle due siamo a letto e la mattina dopo, nonostante la sveglia, la passiamo dormendo. Finalmente alle 3 del pomeriggio risorgiamo, una doccia e un piatto di spaghetti a casa. Casa di Davide e` enorme, una specie di piazza d`armi: 3 stanze, un salone, l`angolo-bar, 3 bagni e una scala che conduce a un enorme terrazzo che spazia su Delhi.

Alle 4 e mezza usciamo con Sanjay che ci porta verso il parlamento e l`India Gate, un arco di trionfo contornato da un parco che all`ora del tramonto si riempie di gente, venditori ambulanti di qualsiasi cosa, perfino un rickshaw-baracchino del telefono. Vendono fiori, libri illustrati, una specie di lanciarazzi che spara un`elica ad altezze abnormi, cibo di ogni genere e regalano sorrisi anche se non sai mai se sorridano perche` sono felici o perche` cercano di venderti qualcosa.

L`atmosfera e` calda, tranquilla, rilassante, i colori soffusi ma, quando il sole cala, il buio scende veloce. Andiamo a prendere Davide in ufficio nell`ora di punta e il traffico e` caotico, inarrestabile, lento: mucche, camion, bus, rickshaw, carretti, tuc-tuc (come chiamano qui i motorickshaw) si combattono una quotidiana guerra che non li porta da nessuna parte eppure sono tutta la loro vita. Davide esce bello incravattato dall`ufficio, si fa` un salto a casa e poi via verso il matrimonio di una sua collega, a nord-ovest di Delhi.

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