giovedì 10 dicembre 2015

Esplorando le Dolomiti


Il ponte dell’Immacolata (o di Sant’Ambroeus, come si dice a Milano) è da sempre l’occasione per aprire la stagione dello sci; quest’anno, a causa della carenza di neve, è stata l’occasione per prolungare la stagione dell’escursionismo in montagna. Mondovela ha organizzato un gruppo di una quarantina di persone, equamente divisi tra sciatori e camminatori, e a me tocca il compito di condurre la parte escursionistica.
Ho preso i miei compagni più cari – pedule, zaino e bastoncini – e sono partito per Canazei, in Val di Fassa, ai piedi dello splendido Gruppo del Sella. La Val di Fassa è una delle 5 valli che costituiscono la Ladinia, la regione di lingua ladina, la cui bandiera verde-bianco-azzurra simboleggia i prati, la neve e il cielo.



A parte la neve, che mancava quasi completamente tranne per qualche lingua bianca di polvere sparata, i prati erano verdi e il cielo azzurro. Praticamente un’iniezione di ossigeno.
I primi due giorni sono stati l’occasione di effettuare sopralluoghi, cercare sentieri, trovare pianori al sole…insomma fare quello che più mi piace: esplorare.


La prima mattina parto dall’albergo in una Canazei deserta, in attesa dell’arrivo delle orde di turisti, alla volta del Col Rodella, oltre 1000 metri più su, alle pendici del Sassolungo e del Sassopiatto. Il clima a 1500 metri è insolitamente mite per la stagione: è dicembre ma sembra metà ottobre. A metà salita, uscito dal bosco, rimango in maglietta e ascendo verso la vetta; improvvisamente mi si apre la stupefacente visione del Sassolungo che si staglia contro il cielo blu.


Finalmente arrivo al Col Rodella e inizio la discesa verso il rifugio del Lupo Bianco e da qui, per un accidentato sentiero nel bosco, scendo ad Alba. Il primo giorno mi ha regalato visioni meravigliose sul Gruppo del Sella, dove si aggirano solo i corvi e i parapendii.


Il secondo giorno scendo in auto a Pozza di Fassa e mi addentro nelle stradine del vecchio borgo, tra case in legno che nascondono silenzi e ricordi di tempi passati, della montagna di una volta. L’atmosfera è silente, ovattata, quasi nessuno in giro, solo una vecchietta che mi racconta della Ladinia e mi indirizza verso il sentiero che sale in val Jumela, un solco sperduto che raggiunge la Sela da Brunech, tra alpeggi chiusi e malghe serrate.



Dopo 3 ore sono alla sella e anche qua mi si apre una visione spettacolare: la parte sud della Marmolada, la Regina delle Dolomiti.


È sconcertante la totale mancanza di neve in questa stagione ma il tutto è compensato dall’aria tiepida e dal sole che scalda. Dopo aver mangiato il mio panino con speck e formaggio della Val di Fassa scendo a bordo della pista deserta fino al rifugio Ciampac che solitamente è preso d’assalto dagli sciatori e invece oggi è praticamente deserto. Chiacchiero con l’addetto della funivia che mi instrada su un erto sentiero in discesa che mi porta ad Alba.


Finalmente arrivano le persone dopo ore di viaggio su autostrade congestionate; inizio a familiarizzare con il gruppo che camminerà con me e a indagare il loro livello di preparazione atletica e l’abitudine a camminare in montagna. 







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