lunedì 16 novembre 2015

Due giorni sulla Via Francigena






Un novembre così non si vedeva da tanto: caldo, asciutto, il cielo smaltato d’azzurro. C’è molta voglia di camminare, di godersi gli ultimi scampoli di tepore prima dell’inverno. Con Mondovela organizziamo un fine settimana sull’Appennino parmense per scoprire la Via Francigena, l’antico percorso dei pellegrini romei. Io sono la guida e con me c’è un gruppo di tre bresciani, Francesca, Alice e Davide, un bergamasco, Kevin, e una cubana trapiantata a Brescia da molti anni, Yoli. Non conoscendo il livello dei camminatori costruisco un percorso tranquillo ma molto scenografico nel tratto che da Berceto attraverso il passo della Cisa conduce a Pontremoli, avamposto della Toscana.



Ci troviamo di primo mattino a Berceto, piccolo paese a 800 metri di quota; all’ingresso del paese un cartello recita “Il paese di montagna più vicino al mare”. Visitiamo la splendida pieve romanica e conduco i ragazzi a vedere il Santo Graal, un semplice ma affascinante calice di vetro del VII secolo che, secondo la leggenda, raccolse il sangue di Cristo e fu poi portato attraverso mille vicissitudini in Europa dove trovò collocazione a Berceto.
Terminata la visita riprendiamo l’auto e percorriamo una decina di chilometri fino all’ostello della Cisa dove inizia la camminata vera e propria. Scarichiamo gli zaini, prepariamo il picnic, riempiamo le borracce d’acqua fresca e siamo pronti a partire. Saliamo subito nel bosco fino a raggiungere il Monte Valoria, la cresta che fa da spartiacque tra Emilia e Toscana: il paesaggio è splendido, a nord in lontananza si scorgono le prealpi, a sud la valle del Magra si dipana ai nostri piedi. Un vento caldo ci investe appena superata la sella e ci invoglia a spiegare le vele…peccato che siamo a 1200 metri di quota e il mare non si veda.

 


Perdiamo un po’ di quota fino al passo dove ci godiamo il picnic addossati alla suggestiva chiesetta della Madonna della Guardia. Qui è posizionata la Porta Toscana della Francigena, un arco di legno che segna l’entrata nella regione. Dopo una pausa che si protrae un po’ più del necessario, scaldati dal sole e rinfrancati da una bottiglia di vino dei colli parmensi, riprendiamo il cammino in discesa verso la nostra prima meta, il borgo di Previdè.



Il sentiero corre sinuoso attraversando piccoli borghi di case in pietra e boschi di faggi e querce; a un certo momento, a pochi metri dal gruppo, sento un rumore tra i cespugli, allungo lo sguardo e scorgo un cinghiale che fugge attraverso le frasche, probabilmente spaventato dal nostro chiacchiericcio. La marcia prosegue tranquilla fino al calar del sole finché arriviamo al torrente Civasola; qui il ponte che lo attraversava è stato spazzato via da una piena la scorsa primavera e un tronco è stato posto trasversalmente per consentire il passaggio. Mentre Francesca e io optiamo per toglierci calze e scarpe e guadare il corso d’acqua, altri decidono di cimentarsi in arditi giochi d’equilibrio sul tronco umido e scivoloso: ne fa le spese Davide che scivola e finisce con un piede nell’acqua gelida…poco male perché il bed&breakfast è a pochi minuti di cammino.



È ormai il crepuscolo quando veniamo accolti da Marco e Marzia che ci fanno accomodare nel loro rifugio splendidamente arredato, l’Eremo Gioioso, e ci riempiono di attenzioni e di calore umano. Tempo di una doccia calda ed è ora della cena a base di testaroli al pesto, salumi toscani, lardo, formaggi stagionati e dolci. Complice il vino rosso gli animi si allietano e si rilassano; a fine serata siamo tutti stanchi ma incredibilmente soddisfati dei 15 chilometri percorsi.


La mattina ci accoglie uno splendido sole e un cielo limpido; ripartiamo e dopo pochi minuti di cammino giungiamo al ponte medievale di Groppodalosio. Scendiamo al torrente per ammirare l’ardita volta in pietra che si staglia venti metri sopra l’impetuoso Magra. Da qui comincia una lunga salita in un bosco di castagni dove sono appostati decine di cacciatori in attesa dei cinghiali; con un po’ di apprensione e in un silenzio surreale, rotto solamente dall’eco degli spari, proseguiamo il cammino fino alla chiesetta al passo della Crocetta, al culmine della salita. Qui ci concediamo il meritato pranzo e l’ancora più meritata siesta al sole.



Alle due sono costretto a richiamare all’ordine il gruppo che avrebbe continuato volentieri la pennichella e li guido lungo la discesa verso la nostra méta. Dopo aver attraversato il piccolo borgo di Arzegno giungiamo finalmente a Pontremoli, definita da Federico II “clavis et ianuae Tusciae”, chiave e porta della Toscana, la città costruita all’unione del Magra e del Verde e arricchita da solidi ponti medievali e fastosi palazzi barocchi. L’atmosfera, domenica pomeriggio al tramonto, è un po’ tetra e silenziosa ma il borgo ci conquista. Dopo una puntata all’Antico Caffè degli Svizzeri per gustare l’Amor, il tipico dolce pontremolese, una cialda ripiena di crema, siamo pronti per tornare a casa.
Negli occhi abbiamo gli splendidi colori del foliage autunnale, nelle gambe i 14 chilometri percorsi oggi, nell’anima la soddisfazione di aver camminato e goduto di splendidi paesaggi e della compagnia degli amici.











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