martedì 11 marzo 2008

Contrattempi e felicità

Il piano di viaggio fa a farsi fottere: la nebbia avvolge Delhi e ritarda oltre 80 voli, compreso il nostro che parte da li`. L’attesa nel piccolo e sporco aeroporto di Varanasi e` lunga: bisogna prenderla con filosofia. Mangiamo qualcosa al ristorante – parola grossa – illuminato da squallide luci al neon, in compagnie di turbe di giapponesi schiamazzanti che non capiscono una parola e comunicano con estrema difficolta` con la gente del luogo (gia` gli indiani parlano un inglese discutibile). Alla fine sono due le ore di ritardo, quanto basta per farci perdere la coincidenza per Bangalore; per fortuna, grazie a Davide e al suo efficientissimo agente di viaggi, Yosh Gupta, sposto il volo alla mattina dopo. Dormiamo a Delhi, da Davide, che e` strafelice di vederci, e una buona doccia accompagnata da una pasta al pesto fa svanire il rammarico per la giornata persa. La mattina partenza per l’orribile Bangalore, la` affittiamo un taxi prepagato che ci porta a Mysore, dove giungiamo alle 5 del pomeriggio, dopo 3 ore di strada infernale, con continui zigzag tra carretti e camion. Subito andiamo al mercato della frutta e verdure – coloratissimo e sfavillante – e troviamo il banchetto di Adil, l’amico che non vedo da 3 anni e una delle ragioni principali del viaggio.


Ci abbracciamo forte e gli occhi di entrambi sono velati, sorseggiamo un chai (il tipico tè con latte e zenzero) insieme e ci guardiamo intensamente: e` strano, dopo 3 anni di telefonate e lettere, stare sotto lo stesso cielo grigio e carico di pioggia a raccontarci le nostre vite (la sua assai meno bella della mia): un matrimonio combinato, un figlio arrivato per sbaglio, otto persone da mantenere, una casa piccola e sovraffollata. Eppure il buonumore non gli manca ed e` pieno di regali e attenzioni per me e Maria.


Passa di li` Stefan, un simpatico bretone, al suo ottavo (!!!) viaggio in India e si chiacchiera amabilmente per un’ora mentre inizia una pioggerellina assolutamente strana, data la stagione secca, ma molto apprezzata da Indiani e non.






Adil ci ha trovato un albergo vicino al mercato e la sera siamo a cena da lui, con la sua famiglia. La casa e` al primo piano, vi si accede da una scala stretta e buia, sopra si apre una prima stanza, la sala commune. Ci accolgono - sorridenti e dietro un muro di incomunicabilita` linguistica – la madre che ha 48 anni e ne dimostra 60, il fratello barbuto simil-talebano che odia Bin Laden e ha un poster con tutti i miracoli di Allah, la cognata sorridente e ciarliera e i loro due figli, la timida sorella e l’ancora piu’ timida moglie, Zohra, e infine l’ultimo arrivato in casa, il piccolo Mazmann.


Mazmann ha un nome simile a un grande scrittore Tedesco, occhi grandi e orecchie a sventola, un piccolo Dumbo umano. Gattona in giro per la casa e lancia urletti striduli di felicita` passando da un paio di braccia all`altro. Non ci stiamo seduti tutti al tavolo di legno cosi’ mangiamo io, Maria e Adil, a lume di candela perche` nel frattempo e` andata via la luce. Il cibo e` abbondante e squisito, le donne di casa hanno passato il pomeriggio a cucinare per noi e ne sono felici. Per parte nostra facciamo onore ai differenti piatti, Biryani – riso con le spezie e pezzi di pollo e montone, una deliziosa crema di cetrioli e cipolle, tenere polpette di carne e, come dolce, palline di farina e zucchero caramellato.
















Dopo cena ci fermiamo un po` a parlare ma la stanchezza si fa sentire e torniamo in albergo: domani abbiamo in programma una gita al parco nazionale di Bandipur, con Adil, distante appena un’ora, a quanto ci dicono.

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